Se la nostra mente fosse governata esclusivamente da processi di tipo riflessivo e deliberato, e il nostro cervello costituito dalla sola corteccia prefrontale (quella parte, cioè, che più di tutte ci differenzia dai rettili e dagli altri mammiferi, dove hanno sede le facoltà cognitive “superiori”), allora la microeconomia tradizionale potrebbe anche essere una buona teoria delle scienze reali. Ma così non è. Nell’ultimo decennio le neuroscienze cognitive hanno cominciato a svelare i nostri più intimi istinti economici quando traffichiamo con il rischio e l’incertezza, con i guadagni e le perdite, quando interagiamo con gli altri, cooperando o defezionando, fidandoci di loro oppure punendoli per aver agito violando una norma sociale.
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